Socialini nelle scuole: il primo laboratorio di educazione al digitale
Come Socialini abbiamo avviato una collaborazione con l’associazione PiGreco - Semi di Intercultura di Faenza, che ci ha permesso di realizzare il primo laboratorio di educazione al digitale con una terza secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo Carchidio-Strocchi (Faenza), all’interno del progetto europeo Get The Net 2025, che punta a coinvolgere i più giovani nella partecipazione alla vita democratica.
Il laboratorio è stato strutturato in tre incontri di due ore, uno ogni due settimane. Siamo partiti con l’idea di costruire insieme alle ragazze e ai ragazzi un percorso di consapevolezza sull’uso delle tecnologie digitali, da un lato condividendo con loro il nostro bagaglio di esperienze e competenze sul digitale, dall’altro partendo dai loro bisogni e dalle loro conoscenze per elaborare una riflessione comune, toccando i punti che a loro sembravano più importanti e interessanti.
Nel laboratorio abbiamo mescolato brevi elementi di lezione frontale (costruiti in modo da facilitare l’interazione e il dialogo), attività in piccoli gruppi, attività individuali e momenti di discussione collettiva.
Il laboratorio è stato strutturato su tre incontri di due ore l’uno perché quello era il tempo che avevamo a disposizione. È possibile costruire laboratori più lunghi e articolati, modulando argomenti, approfondimenti e attività in base alle necessità del personale docente e delle classi, con l’opzione di creare insieme un socialino di classe.
Quello che segue è un resoconto del primo laboratorio realizzato.
Primo incontro
In questo incontro iniziale abbiamo parlato del bisogno umano di comunicare e di essere in relazione con le altre persone e di come questo si sia da sempre intrecciato con diverse tecniche e tecnologie che consentivano e consentono di esprimersi, dalle pitture rupestri ai social media commerciali (presentazione dialogica).

Abbiamo poi chiesto a ragazze e ragazzi di lavorare a piccoli gruppi per raccontarci come, secondo loro, funziona un social media (disegnandolo su un cartellone). Le presentazioni dei lavori dei gruppi sono stati l’occasione per rispondere alle domande, fugare qualche dubbio e capire meglio, insieme, quali sono i vari elementi (in particolare quelli nascosti alla vista) del funzionamento delle tecnologie digitali.
Alla fine dell’incontro abbiamo chiesto, come “compito” per il successivo incontro, di immaginare poeticamente “il social media del futuro”.
Secondo incontro
Per iniziare il secondo incontro abbiamo raccolto i loro testi sul social media del futuro, li abbiamo letti ad alta voce, sottolineando gli elementi comuni e quelli invece più diversi/distanti tra loro.
Abbiamo proposto poi una riflessione sullo schermo come tecnologia che opera una selezione del reale e, allo stesso tempo, può servire come riparo, per nascondersi (presentazione dialogica). Per rendere più concreta questa parte più teorica, abbiamo proposto il “gioco dello schermo”. Grazie a un finto smartphone, molto grande, a turno due volontari/e interagivano da un lato e dall’altro, impersonando una breve scenetta in cui lo/a studente dietro lo schermo doveva fingere di pubblicare un contenuto, scrivendo le ragioni per cui lo pubblicava e l’altro/a, davanti allo schermo, doveva commentare quel contenuto. Lo schermo veniva poi aperto e i/le due dovevano leggere quello che avevano scritto, trovandosi però faccia a faccia.
Per chiudere, abbiamo chiesto a ragazze e ragazzi di scrivere cosa li fa stare bene nell’uso di smartphone e social e cosa invece li fa stare male su un foglietto da portare all’incontro successivo.
Terzo incontro
Abbiamo raccolto i fogliettini (anonimi) e li abbiamo letti noi in classe, raggruppando i temi che emergevano in macro-aree, insieme alle ragazze e ai ragazzi, approfondendo i vari spunti in una discussione collettiva sugli effetti positivi e negativi di smartphone e social media, a partire dal loro vissuto.

Abbiamo poi proposto alla classe di dividersi in gruppi e progettare un social media o un’app, in modo semplice, su un cartellone, cercando di rispondere ad alcune domande che servivano da guida: a cosa serve e a che esigenze risponde? Ce n’è davvero bisogno e perché? Come si possono limitare le eventuali conseguenze negative e aiutare chi può esserne colpito? Le presentazioni dei lavori sono state l’occasione per discutere insieme della complessità del mondo digitale, dei problemi che possono insorgere e della difficoltà nel gestirli.
Abbiamo poi chiuso con una breve presentazione del fediverso, per mostrare che esistono alternative ai social media commerciali, che partono dalle piccole comunità e dai loro bisogni, senza pubblicità, senza algoritmi e senza interessi economici.
Un piccolo bilancio
È stato davvero un piacere condurre questo laboratorio, confrontarsi con ragazze e ragazzi e costruire insieme una riflessione, dando loro alcuni spunti critici più approfonditi rispetto a quelli che già avevano. La classe ha risposto con entusiasmo e partecipazione a tutte le attività che avevamo proposto e la discussione è sempre stata partecipata e ricca, tanto da farci in alcuni casi rinunciare ad altre attività che avevamo messo in programma per lasciare spazio al confronto e alla riflessione condivisa.
Ringraziamo le ragazze e i ragazzi, le professoresse e Tommaso Ortolani di Pi-Greco - Semi di intercultura per aver reso possibile questo laboratorio.